A giudicare dalle parole spese negli ultimi mesi, non c'è verso che una riforma in senso presidenzialista, in Italia, possa essere bipartizan. In una esemplare contraddizione, dopo aver considerato il Parlamento una scatoletta di tonno da aprire e svuotare, missione tra l'altro in parte compiuta, oggi Conte e i suoi sono convinti parlamentaristi. Del nuovo PD non è ancora dato sapere. Tradizionalmente però il presidenzialismo non è di sinistra, eppure una forma di semipresidenzialismo è stato il punto di approdo della bicamerale presieduta da D'Alema. Più a sinistra, a parlare di elezione diretta del presidente sembra quasi reato. Parzialmente collaborativi invece Renzi e Calenda, ma solo sull'idea di un presidente del consiglio sindaco d'Italia, eletto direttamente con il doppio turno, cosa che ha più a che fare con una riforma della legge elettorale che con una differente forma di governo. Il tratto comune dell'opposizione, è che al momento non contempla in nessun caso l'elezione diretta di una figura che sia insieme capo dello stato e del governo. In realtà questo intende il mondo e la destra italiana per presidenzialismo. In Europa c'è solo a Cipro. Ed è quanto di più lontano dal sistema disegnato dalla nostra carta fondamentale. Tanto che alcuni costituzionalisti ritengono che per cambiare così tanto il sistema, non basti la procedura di revisione costituzionale prevista dalla carta, sarebbe necessario, addirittura, un nuovo processo costituente. E qui si arriva all'altra questione da risolvere. E cioè quali strumenti o organi legislativi servano per cambiare così tanto. Poche ore fa Conte ha evocato il tavolo. La sensazione è che, pur essendo il pezzo di arredamento più usato nella politica italiana, un tavolo non basterà per portarci alla prossima repubblica. Così come sembra molto rischiosa, nonché irrituale, una iniziativa diretta da parte del governo. Restano due strumenti. Di uno abbiamo già parlato, la commissione bicamerale, si costituisce facilmente sulla base della composizione delle camere, ma non porta bene. Spesso non porta a nulla. L'altro strumento è una assemblea costituente. Si forma con elezioni ad hoc ed è quindi autorevole perché rappresentativa. Lavora parallelamente al Parlamento e quindi non rallenta l'attività legislativa ordinaria. Ha un solo precedente, e un ottimo e duraturo risultato da vantare: la nostra costituzione.