Non per chi, ma per cosa votare. Elly Schlein chiude il convegno sull'eredità di David Sassoli non sciogliendo la riserva su una sua eventuale candidatura, ma aprendo di fatto alla campagna per le europee dei socialisti e democratici, con un intervento di impronta decisamente programmatica. E quasi mai incespicando nella tentazione di far finta di parlare d'Europa per parlare in realtà della politica italiana. Quasi mai, perché un riferimento a comportamenti e fatti nostrani degli ultimi giorni sfugge, dal deputato pistolero ai saluti romani, pur se inserito nel timore che cresca quella che chiama l'onda nera europea. La sensazione, alla fine, è che se le destre si sono più o meno persuase che l'Europa è una necessità per due o tre cose in cui proprio non si può fare da soli, che comunque sarebbe meglio, per la sinistra, per i socialisti è il contrario: l'Europa è speranza di comunità e tutto, o quasi, va affrontato in quella chiave politica, in quella scala dimensionale. Di certo non una tollerata necessità. In chiave evolutiva, si direbbe che per i socialisti l'Europa non può non essere. Che la politica europea è politica nazionale. Che le elezioni di giugno decidono proprio tanto della vita dei cittadini e, se vincono i socialisti, decideranno ancora di più. Che i singoli Stati sono insufficienti. E pericolosi, culla di pericolosi nazionalismi. Questa Europa comunità deve dimenticare quella intergovernativa, quella del voto all'unanimità. È nata per fare pace, deve saper parlare, infaticabile, anche con gli interlocutori più distanti per far cessare la guerra, le guerre. È nata per generare partecipazione e democrazia. È nata per dare risposte ai cittadini: ma senza risorse, senza un bilancio europeo importante nelle dimensioni, non ci si può poi lamentare che quelle risposte non arrivino. Per questo bisogna votare per i socialisti e democratici, dice Schlein, perché i popolari sono sempre più ostaggio della destra, e la destra ha lo sguardo rivolto irrimediabilmente all'indietro. Tutte tesi che al momento non sembrano maggioritarie nell'opinione pubblica: europea e italiana. Alla Schlein la maggiore responsabilità di renderle popolari. Anche se non si candida, anche se da ragione a Romano Prodi, il rischio è tutto suo.