Di che cosa parliamo quando parliamo di spread e di governo tecnico. Anzi mettiamoci un punto interrogativo. Ma di che cosa parliamo quando parliamo di spread e governo tecnico? La sostanza dei sogni direbbe il poeta. Lo spread è sotto i 200 punti e nell'ultimo anno è in trend negativo, quindi positivo per la finanza pubblica. Ed è vero che paghiamo di più il debito rispetto a un anno fa. Ma questo è un problema di tutti e si chiama inflazione. Per noi è più importante certo con il debito che ci ritroviamo ma questo dovrebbe spingere a sensibilizzare il governo in carica, non a evocare esecutivi tecnici. Seppur ipotizziamo che ci sia una relazione diretta e positiva tra spread e governi non politici, cioè sale il primo e arrivano i secondi, i livelli di oggi non autorizzano né la paura né la speranza che il governo Meloni ceda il passo al Mario Monti di turno. Per vari motivi. I Mario, Monti o Draghi, li abbiamo già spremuti e non si trovano così facilmente. Poi il governo Meloni deve cadere e non si vede come, Costituzione alla mano. Dovrebbe essere sfiduciato. Ma da chi? Salvini? Tajani? Sembra più probabile che vogliano tenersi stretto questo governo e farne parte. Il loro peso politico non crescerebbe con soluzioni alternative e quindi si direbbe che su di loro non si può contare per trasformare la sostanza dei sogni in qualcos'altro. Magari qualcuno conta sui cosiddetti poteri forti. La sostanza di quest'ultima ipotesi sembra ancora più eterea. Beato chi ci crede. Se ci credesse l'opposizione sarebbe un problema soprattutto per lei. Meglio provare con tutto l'impegno a migliorare l'esistente che affidarsi a improbabili governi tecnici che tra l'altro non hanno mai portato bene alla Sinistra. A giudicare dalla Nadef e dalla legge di bilancio che ne seguirà fare meglio si può e si deve. Non c'è bisogno dello spread a 600.