A un mese e mezzo, poco più, dall'insediamento del Governo Meloni, la Maggioranza gode di buona salute, lo dicono i sondaggi, lo dice l'apparenza ed è difficile che sia troppo diversa dalla sostanza. Certo, il cammino della legge di bilancio è sempre pieno di insidie, ma la velocità imposta dal calendario aiuta a mantenere in piedi la diligenza, pur oggetto dei soliti assalti. Il gioco è sempre lo stesso: l'egemonia meloniana deve essere messa in discussione, ogni tanto. Le battaglie identitarie vanno combattute per non sparire. Berlusconi su questo è particolarmente consapevole. Ma le tensioni da Forza Italia arrivano, sì, ma moderate. Anche la moderazione è, da quelle parti, cifra identitaria. La Lega si sta avviando molto lentamente verso il dopo Salvini. Qui la garanzia di stabilità viene proprio dalla lentezza. Il comportamento, i comportamenti, del Segretario potrebbero essere l'incognita, vanno tenuti d'occhio. E però, a proposito di incognite, una potenzialmente rovinosa sembra essere risolta. Sull'Ucraina il Governo parla una voce sola e chiara. La Maggioranza si accoda, nessuno lamenta mal di pancia. Che l'apparenza inganni è possibile. Ma spesso la comunità internazionale si accontenta. Tutto sommato non di poco: il Governo Meloni si allinea perfettamente con il Ministero Draghi. Ogni sostegno all'Ucraina, mentre si lavora comunque per la pace, anzi proprio per questo. E anche i rapporti con il Parlamento e con l'opinione pubblica non cambiano di una virgola. L'elenco delle armi resta secretato, anche quando arriverà il nuovo decreto per l'invio. Con la forza apparente dell'Esecutivo c'entrano, sempre dopo un mese e mezzo di Governo, le opposizioni. Disunite e quindi deboli. Sull'Ucraina, 4 risoluzioni diverse: quella del PD e Italia Viva e Azione, le vota pure il Governo. 5 Stelle, Verdi e Sinistra vogliono lo stop all'invio delle armi e lo votano. Per dire che le coalizioni elettorali hanno già lasciato il tempo che hanno trovato, com'era prevedibile. Ancora un post scriptum, abbiate pazienza. Meloni ha parlato dei Balcani occidentali e del loro ingresso in Europa, utile anche in funzione, diciamo così, anti-russa. E però la tensione in Kosovo preoccupa, eccome. Storie già viste. I Balcani producono più storia di quanta riescano a digerire. Lo diceva Winston Churchill. La Guida sarà aggiornata nelle prossime ore. A presto.























