Nessuno ha vinto, c'è chi ha perso meglio e chi peggio, schieramenti e partiti. Nel centrodestra mai così diviso è mancata una strategia comune e intorno al leader della Lega Salvini, colui che avrebbe dovuto essere il king maker della trattativa, si ricompatta il consiglio federale tenutosi a Milano, approvando all'unanimità la linea del segretario. "Io lavoro per unire non per dividere quindi non rispondo a polemiche e attacchi e guardo sempre oltre. Non rispondo a chi critica, né da destra né da sinistra." Dunque Salvini cerca di riprendere l'iniziativa con la proposta di una federazione del centrodestra sul modello dei repubblicani americani. Se al momento dai centristi di Forza Italia la parola d'ordine è prudenza, è dalla leader di Fratelli d'Italia che arriva lo stop più secco, accompagnato dall'attacco a Salvini, per quella che Meloni considera una folle gestione delle trattative per l'elezione del Capo dello Stato. Divisioni e problemi non mancano anche nell'altro schieramento, soprattutto nel Movimento 5 Stelle, da tempo sull'orlo di un'implosione e segnato in queste ore dalle tensioni tra il leader Conte e il ministro Di Maio, che si fa fotografare con il direttore dei Servizi Segreti Belloni, ex direttore generale della Farnesina, il cui nome era girato come possibile papabile al Quirinale. L'ex premier nega il rischio scissione ma secondo Di Maio Conte dovrà rendere conto agli iscritti di quelle che considera gravi condotte. "Siamo sicuri che riusciremo a trovare sia i tempi sia i modi per poterci chiarire e poter ripartire in maniera compatta." Nel PD, alle prese con le correnti interne, c'è chi chiede il congresso e chi, come il segretario Letta, rilancia la necessità di una riforma elettorale in vista del voto nazionale del 2023.