“Ogni volta che si vota a livello regionale è un referendum per il Governo”. Ci prova Giuseppe Conte a scansare dalla strada del Governo il macigno delle prossime elezioni. L'Emilia-Romagna e la Calabria, ennesimo stress test per la tenuta della maggioranza, come l'Umbria ieri e domani la Toscana, chissà. Persino il piccolo Molise l'anno scorso ha conquistato lo status di Ohio italiano trovandosi ad aprire le urne nel bel mezzo delle faticose trattative per la formazione del nuovo Governo. Come chi vince nello Stato americano di solito poi arriva alla Casa Bianca, qui chi prendeva Campobasso poteva ritrovarsi a Palazzo Chigi. “Io sono convinto che, anche grazie al voto dei molisani e dei friulani, nell'arco di 15 giorni chi deve capire, capisce e il Governo comincia a fare, comincia a lavorare senza perdere altro tempo”. Sappiamo com'è finita: il centrodestra ha vinto le elezioni e al Governo sono andati i giallo-verdi. Ma la cronaca politica degli ultimi 20 anni racconta che certe consultazioni locali davvero hanno segnato il destino di presidenti del Consiglio o segretari di partito. Il caso più citato è quello di Massimo D'Alema che nel 2000 perse la poltrona di premier dopo aver perso le regionali. Dimissioni rese per sensibilità politica, non certo per dovere istituzionale, puntualizzò lui. Cinque anni dopo toccò a Silvio Berlusconi. Il centrosinistra vincente ovunque, tranne che in Lombardia e Veneto, e anche il Cavaliere si dimise, ma solo per cambiare squadra. “Dovendo dar vita ad un nuovo Governo, non mi posso sottrarre al passaggio attraverso una formale, appunto, crisi di Governo”. La Sardegna fu fatale invece per Walter Veltroni. La sconfitta di Renato Soru rappresentò il colpo di grazia dopo una serie di prove elettorali non brillanti per il PD. Il primo segretario del partito lasciò, non senza qualche amarezza. “Vale per me un principio antico: non fare agli altri quello che è stato fatto a te, non farlo gli altri. Io non lo farò”. Corsi e ricorsi della storia: passarono cinque anni e proprio la Sardegna portò bene a Matteo Renzi. Il giorno dopo la riconquista della regione il segretario del PD ottenne da Giorgio Napolitano l'incarico di formare il Governo. Non resta che aspettare il 26 gennaio per capire se Emilia-Romagna e Calabria porteranno bonaccia o tempesta.