In Italia al momento non c’è una legge elettorale, ce ne sono due, una per il Senato e l’altra per la Camera, frutto entrambe di sentenze della Corte costituzionale o Consulta, motivo per cui si chiamano in gergo Consultellum. Piuttosto diverse e disomogenee fra loro, a detta di tutti gli esperti, molto difficilmente garantirebbero una maggioranza forte e quindi una governabilità più agevole. Al Senato c’è quanto è rimasto del vecchio Porcellum, modificato con sentenza della Corte nel 2014. Alla Camera, invece, c’è l’Italicum senza ballottaggio, modificato con sentenza del 2017. Questi sono i due sistemi a confronto: alla Camera, proporzionale con premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione che prende almeno il 40% dei voti, al Senato, proporzionale puro senza nessun premio. Per quanto riguarda Montecitorio la ripartizione dei seggi avviene partendo dal dato nazionale sulla base di un algoritmo che distribuisce nelle circoscrizioni e nei collegi il numero dei deputati. Alla Camera c’è una soglia di sbarramento del 3% su base nazionale. Al Senato soglia dell’8% su base regionale, che si abbassa al 3% se ci si coalizza in liste che, però, insieme, devono superare il 20% dei voti. Come si fa a scegliere i parlamentari? Parecchio diversi i sistemi anche in questo. Alla Camera ci sono i capilista bloccati, al Senato no. Alla Camera i partiti presentano liste fino a sette nomi, con il primo bloccato, per gli altri valgono le preferenze. Se ne possono dare solo due e devono essere alternate maschio-femmina. I capilista si possono presentare in più collegi fino a dieci. Al Senato c’è una preferenza unica in collegi che hanno ampiezza regionale e anche lì è tutto diverso: i collegi per la Camera sono cento più quello estero, al Senato venti più l’estero. Casi a parte Trentino Alto Adige e Val d’Aosta: nel primo si vota sia per Camera che per Senato con un terzo sistema, il Mattarellum, che è maggioritario. La seconda ha un solo collegio sempre maggioritario.