Una decisione che peserà sulle scelte dei partiti e sul futuro della legislatura. La questione è tecnico-giuridica, le conseguenze politiche. I 15 Giudici costituzionali sono chiamati a decidere sull'ammissibilità del quesito referendario, richiesto da 8 Regioni, guidate dal centrodestra. Obiettivo rendere completamente maggioritario il sistema elettorale, dunque abrogare la quota proporzionale, i due terzi dell'attuale Rosatellum. In prima fila, tra i promotori del referendum abrogativo, la Lega con il leader Salvini che commenta: “Mi auguro che la parola sia data al popolo, la legge elettorale non può essere decisa fra 3 partitini che vogliono tornare al proporzionale”, afferma. Da una parte la Consulta, dunque, dall'altra il Parlamento con le forze di maggioranza, Movimento 5 Stelle, Pd e Italia Viva, che hanno depositato alla Camera un testo di riforma, ribattezzato “il Germanicum” in senso proporzionale con sbarramento al 5%. E dall'altra la Lega che ha rilanciato, negli ultimi giorni, l'ipotesi di una riedizione aggiornata del Mattarellum, sistema maggioritario in vigore dal ’93 al 2005. È una legge di buonsenso che mira ad assicurare una rappresentanza più ampia possibile. Se il referendum fosse ritenuto ammissibile e vi fosse il voto su questo referendum è evidente che l'eventuale passaggio di questo referendum metterebbe in gravissima difficoltà la legislatura. Se la Corte dovesse esprimersi per l'ammissibilità del quesito potrebbe arrivare una primavera referendaria, oltre a quello elettorale, anche quello confermativo sul taglio del numero dei parlamentari.