Bruxelles sta per aprire la porta. Ora tocca all'Italia scegliere la direzione in cui andare sul salario minimo. L'accordo in Europa infatti è ad un passo. Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo dovrebbero, nelle prossime ore, dare vita alla direttiva europea attesa da un anno e mezzo. A livello continentale non ci saranno però tabelle con minimi salariali europei. L'obiettivo è istituire un quadro per fissare salari adeguati ed equi. Toccherà poi ad ogni Paese tradurre questo indirizzo. L'Italia è uno dei sei Paesi europei a non avere un istituto del genere. "Questi tre interventi: la congestione, regole sulla rappresentanza sindacale e un salario minimo, sono riforme nel senso più autentico che possono ampliare, in modo significativo, i diritti dei lavoratori. E sono le tre direttrici che possono consentirci di dare più voce, valore e dignità al lavoro. Si tratta di riforme che da un lato sono in grado di modernizzare il nostro sistema, ma dall'altro anche di produrre degli elementi di forte equità." Al crepuscolo della legislatura, il tema è diventato un'altra crepa all'interno della Maggioranza, ma non solo, perché il dialogo con le parti sociali sul salario minimo e a dir poco freddo. PD e Movimento 5 Stelle, su questo saldano l'alleanza e spingono perché il salario minimo entri nel cono dei provvedimenti da approvare prima del rompete le righe. Per il Vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, invece si rischia di abbassare gli stipendi, piuttosto che aumentarli. Mentre per la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, è un'arma di distrazione di massa, quando andrebbe tagliato il cuneo fiscale, misura su cui punta anche Confindustria. CGIL, CISL e UIL, plaudono all'Europa che apre gli occhi di fronte al tema della povertà dei salari, ma chiedono garanzie sulla contrattazione collettiva, per fare in modo che dietro la bandiera del salario minimo, non si nasconda un ulteriore erosione dei diritti dei lavoratori.