"Libertà, libertà". Sempre più evidente il clima di tensione politica, ma anche sociale che ruota intorno al caso di Cospito e a ogni dibattito sul carcere duro. Diversi i piani di intervento che rischiano costantemente di sovrapporsi. La politica, Palazzo Chigi ha risposto immediatamente: "lo Stato non scende a patti con chi minaccia", con riferimento ai 2 attentati alle ambasciate all'estero e ai fatti di cronaca italiani. Dibattito apparentemente chiuso, dopo più di 100 giorni di sciopero della fame dell'anarchico. Il Garante dei Detenuti insiste perché sia trasferito in un carcere che garantisca migliore assistenza sanitaria. C'è poi la richiesta dell'avvocato di Cospito, di revocare il carcere duro. "L'Esecutivo sembra fermo a marzo del 1978", dice Rossi Albertini, "qui non si discute se cedere alle pressioni, ma se ricorrono le condizioni per sottoporre e mantenere Cospito al 41bis." Ma su questa opzione, le possibili aperture sono pari a zero. Intorno alla Premier la linea del Governo è compatta, dalla Presidente del Consiglio, al Guardasigilli, ai Ministri Salvini e Piantedosi. Non sembra esserci spazio per la mediazione. Dall'opposizione la richiesta per il trasferimento in una struttura più adeguata, per evitare che Cospito, in carcere, possa vedere aggravare le sue condizioni fino al rischio di vita. I livelli che si sovrappongono: diritto alla salute, garanzia della pena. Nelle prossime ore la Commissione Giustizia alla Camera attende che il Governo spieghi per quale motivo sul 41bis non può e non vuole tornare indietro. Una decisione, quella di sospendere una pena, che, ha ricordato Nordio, spetta esclusivamente all'autorità giudiziaria.