Una specie di PD pride qui a Livorno. Il giornalista Luca Salvetti, appoggiato dai Dem, ha vinto nettamente, sulle note di Bella ciao, contro l'ispettore di polizia di Fratelli d'Italia Andrea Romiti, appoggiato da Lega e Forza Italia. “Sono stato coinvolto da candidato civico in questo percorso molto articolato, che ripropone ancora una volta Livorno come vero e proprio laboratorio, anche per scenari politici nazionali, perché qui è successo qualcosa di nuovo, veramente, nel Centrosinistra”. Lo può spiegare che cosa è successo realmente? “Il Partito Democratico si è aperto alle altre forze politiche. Lo ha fatto in maniera intelligente, con grande umiltà, con grande considerazione degli altri”. La parentesi pentastellata si è chiusa, ma la storia per lo sconfitto non c'entra. “Questo passato non esiste, non c'è più, solo che si fa credere ai cittadini che esista. Tutto questo per mantenere questo clientelismo”. Eppure a Livorno nel 1921 è nato il Partito Comunista Avanguardia della classe operaia, che altrove ha subito la metamorfosi, inventandosi leghista. L'immagine del degrado della Casa del Popolo poteva essere il simbolo di una sconfitta, invece il candidato senza tessera ha vinto anche qua, nel quartiere periferico dal nome evocativo, Shangai. “Siamo rossi di natura, dentro e fuori nel sangue. Ha visto il sangue? Noi siamo uguali”. Ritornati, diciamo, all'usato sicuro? “Brava, brava. L'ha detto lei, e va bene, c'è poco da dire”. “La gente ha provato; alle prime elezioni ha provato a cambiare qualcosa, non ha migliorato e ora è ritornata sulle sue, su quello che è l'origine di Sinistra di certi quartieri, di certe mentalità, di certe cose. Quello sì”.