Poche immagini dicono più di mille parole. Ieri, in Commissione Finanza alla Camera, si è sfiorata la rissa. La maggioranza è in tilt sulla riforma del fisco. Dopo la spaccatura sulla riforma del catasto, passata per un soffio, ora il Presidente Marattin ha sconvocato le riunioni successive, perché non si può più andare avanti: "Ho capito che in questo Paese, il fisco è ancora solo una materia da campagna elettorale. Io personalmente e credo tutta la maggioranza, fino all'ultimo istante, sono pronti a non buttare via il lavoro di un anno e mezzo che è stato fatto." La Lega ha sancito la spaccatura totale. Così com'è, la delega non la votiamo, dicono i capigruppo. "La Lega ribadisce il suo più fermo NO, a qualsiasi ipotesi di innalzamento delle imposte sulle case o sui risparmi degli italiani." Anche Forza Italia si è sfilata, ma lasciando aperto uno spiraglio. PD e Movimento 5 Stelle accusano il Centro-Destra di agire pensando più alle imminenti elezioni amministrative di giugno, che alla sostanza del provvedimento. "Una maggioranza che si divide, come sta facendo, sulla delega fiscale, sul Consiglio Superiore della Magistratura: tutte riforme che sono necessarie al Paese, io onestamente, guardi, faccio veramente tanta, tanta fatica." Sono principalmente due i nodi da sciogliere. Il primo si chiama sistema duale. In sostanza la riforma cambia l'architettura fiscale del nostro Paese, creando una doppia corsia. Da una parte i redditi da lavoro e pensione, che avrebbero una tassazione progressiva. Tutti gli altri, compresi affitti, titoli di stato e rendite finanziarie, verrebbero tassati in una fase intermedia, con due aliquote, per arrivare poi ad una aliquota unica. Ed è qui che il Centro-Destra vede la possibilità di un aumento delle tasse su locazioni e Bot. Ed è per questo che ha chiesto al Governo, ed è questo il secondo punto di scontro, di rendere vincolante il parere della Commissione, per evitare, dicono il Centro-Destra, che una manina furtiva possa trasformare la delega fiscale, in un salasso sul mattone e sui titoli di Stato. Richiesta rispedita al mittente, dal relatore e dal Governo, che intende andare avanti, se necessario anche con il voto di fiducia, che sarebbe, viste le premesse, il vero "redde rationem" di questa maggioranza.