Passione civile, patriottismo, cultura, senso dello Stato, Francesco Cossiga era questo e altro, molto più; statista, uomo della Repubblica, una parte della storia stessa d’Italia, un'Italia che ha visto cambiare nel corso di una lunga carriera accademica e politica. A dieci anni dalla sua scomparsa, poco più, data che cade infatti il 17 Agosto, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, lo ricorda così nella cerimonia per la ricorrenza del decennale, nella sua università, nella sua Sassari. “Idealità e pragmatismo, fedeltà ai principi e attenzione alla concretezza della vita sociale, divennero i parametri del suo ruolo parlamentare, capace di evitare conflitti laceranti, e di sospingere il Paese sulla strada della stabilità”. Atlantismo ed europeismo i suoi punti fermi, di un Presidente che, dice Mattarella, non voleva essere né notaio né imperatore, ma che difendeva lo stato di diritto nel rispetto della Costituzione e del Paese. Così come proprio Mattarella, che pur conversando privatamente al termine della cerimonia, replica alle dichiarazioni del Premier britannico, Johnson, che per motivare il boom dei contagi nel suo Paese, aveva detto che gli inglesi, a differenza degli italiani, amano la libertà. “Noi amiamo la libertà, ma anche la serietà” dice il capo dello Stato, che nel ricordare poi Cossiga ribadisce i poteri del Colle come sulla nomina dei Ministri. La sua elezione, non a caso a larghissima maggioranza, rappresentò simbolicamente nel Quirinale, dice, un presidio di unità e di grande coesione politica. Poi i 55 giorni più bui della Repubblica; il sequestro Moro, l'uccisione dell'amico e statista, che segnerà per sempre anche il fisico di Cossiga. Uno spartiacque nella sua e nella vita della Repubblica, ricorda Mattarella. Cossiga ha rappresentato tanto nella storia del Paese e delle istituzioni, della politica, con le sue esternazioni, spesso anticipando i tempi, spesso anticipando i temi, spesso non compreso, tante volte, però poi, rimpianto.