55 applausi in 37 minuti. Si chiude un settennato e se ne apre uno nuovo. Un mandato che guarda avanti, al futuro ma che chiede di far tesoro del passato. Sergio Mattarella ha giurato, è di nuovo Presidente della Repubblica. Il Parlamento è in piedi a celebrare l'uomo delle Istituzioni dopo il plebiscito di voti che lo aveva portato a essere il Capo dello Stato più votato dopo Pertini nella storia repubblicana. Una nuova chiamata inattesa, ripete, dopo, ricorda, giorni travagliati per tutti e anche per sé stesso. Ma le attese, le tensioni e le incertezze avrebbero potuto mettere a rischio le decisive risorse e le prospettive di rilancio del Paese. "Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l'Italia del dopo emergenza. È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte la nostra Patria, ben oltre le difficoltà del momento". Ricostruzione che deve partire dai valori e dalla dignità sul lavoro per i giovani, per le donne. Ricostruzione che deve superare le disuguaglianze. "Costruire un'Italia più moderna è il nostro compito. Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche". Il pensiero va agli italiani. A chi è in difficoltà e chiede, esige risposte dalle Istituzioni. Come sulla Giustizia, sempre più terreno di scontro, cui serve rigore, che deve recuperare fiducia e che necessità di una profonda riforma. Non possiamo permetterci ritardi e incertezze, perché all’orizzonte ci sono nuove difficoltà: l’energia, l’inflazione, quei venti di guerra nel Vecchio Continente che non possiamo accettare e permettere. Lo sforzo deve però essere comune a tutti, questo è il momento di ricostruire il futuro insieme come comunità. A cominciare dal ruolo cruciale del Parlamento e dalle sue decisioni. "Quel che appare comunque necessario nell'indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che, particolarmente sugli atti fondamentali di Governo del Paese, il Parlamento sia posto in condizione sempre di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati". Senso delle Istituzioni ma soprattutto della comunità, perché la speranza -dice Mattarella- siamo noi, insieme, responsabili del futuro della Repubblica.























