Tre ore di conferenza stampa. E l’impressione è quella di una premier saldamente in sella, che previene e cura qualsiasi tentazione di concorrenza dannosa all’interno della sua maggioranza, non percepisce le opposizioni come un pericolo, è consapevole che qualche problema può arrivare dai comportamenti avventati di qualche suo compagno di partito. Una posizione sul caso Pozzolo era attesa. E arriva, netta. “Io ho chiesto che venga deferito in commissione garanzia e probiviri, e che nelle more del giudizio della garanzia e probiviri venga sospeso da Fratelli d’Italia. Sicuramente io non sono disposta a fare questa vita con la responsabilità che ho sulle spalle se le persone che sono intorno a me non capiscono quella responsabilità". Solidale con Salvini sul malaffare Anas, Verdini: Non ho evidenza di nessun coinvolgimento del ministro, nessuna necessità di riferire in parlamento, dice Meloni. E detta le regole sulle candidature alle europee. “Una mia eventuale candidatura potrebbe forse portare anche altri leader a fare la stessa scelta, penso anche che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader della maggioranza". Arriva poi un messaggio, una suggestione inquietante, peraltro non provocata. Meloni dice e ripete di non essere ricattabile, ma qualcuno spinge perché prenda decisioni non sue. "Qualcuno in questa Nazione abbia pensato di poter dare le carte. L'ho visto accadere, non mi chieda di essere più precisa di questo. L'ho visto accadere, vedo degli attacchi, vedo anche chi pensa che ti spaventerai se non fai quello che spera o che vuole. Non sono una persona che si spaventa facilmente". Sarà certamente uno degli argomenti delle prossime settimane. Per ora il Presidente del Consiglio altro non dice. Le chiedono se sarebbe disposta a sostenere la candidatura di Mario Draghi a presidente della Commissione Europea. Risponde che sta facendo un lavoro eccellente nell’ambito del suo incarico, ma è assolutamente prematuro fare qualsiasi altra considerazione. Da per scontato però che i conservatori europei non saranno mai maggioranza con i socialisti. Lavoro, conferma Meloni, per un'altra maggioranza. Il momento peggiore del 2023: Cutro, la strage dei migranti. Priorità nel 2024: riforma della giustizia, riforma della burocrazia, e la madre di ogni riforma: il premierato. Che non tocca secondo la premier i poteri del Presidente della Repubblica, che sarà accompagnato da una legge elettorale che fissa una soglia per il premio di maggioranza. Probabile, però, l’epilogo con un referendum: non su di me, dice Meloni, ma sul futuro.