Ribadire l'identità sua, del suo governo, e del centrodestra, rassicurare chi continua ad avere dubbi sulle pulsioni reazionare del suo governo, in particolare sul piano dei diritti ed il rapporto con i regimi autoritari, del presente e del passato. Sul piano della politica interna questa può essere una sintesi estrema ma forse efficace del discorso della fiducia alla Camera di Giorgia Meloni. L'identità ha avuto la parte più importante, declinata su vari e vasti temi, largamente anticipati in campagna elettorale. Esempi: La riforma dello Stato in senso presidenzialista che la premier definisce, forse semplicisticamente, come il passaggio da una democrazia interloquente a una decidente. Si può ripartire dal modello francese, semipresidenzialista, al quale anche la sinistra, in passato, aveva guardato con favore. "Cercheremo il più ampio consenso", dice Meloni, "ma non rinunceremo di fronte a un'opposizione pregiudiziale". Apparentemente contraddittorio ma altrettanto identitario per la parte leghista della maggioranza, l'autonomia regionale differenziata, punto programmatico che risuona nell'aula di Montecitorio. Altro punto identitario le politiche per la famiglia. L'urgenza è uscire da quella che la presidente chiama glaciazione demografica. Asili nidi e assegni l'antidoto. Passaggio divisivo sulla povertà. "Il rimedio non è in alcun modo il Reddito di cittadinanza, forme di sostegno sì ma solo per chi non può lavorare per gli altri, dalla povertà si esce con il lavoro". Le politiche sull'immigrazione altro tratto identitario. "Se volete", ironizza la premier, "non parlo di blocco navale. Non negheremo a nessuno il diritto di fuggire da guerre e persecuzioni, ma chi entra in Italia lo decide il governo e non gli scafisti", dice. Anche qui storia già sentita. Nuova, invece, l'idea di intitolare a un importante italiano del passato un piano di collaborazione tra istituzioni europee e paesi africani. Aiutiamoli a casa loro diventa, nel discorso programmatico, il piano Mattei. È aspra e in parti inaspettata la critica alle strategie che l'Italia ha messo in campo contro il Covid. "Le più strette limitazioni di libertà hanno portato ad un impatto del virus peggiore che in molti altri paesi. Non faremo gli stessi errori", dice Meloni. Poi arrivano le rassicurazioni sul rapporto con il fascismo, le leggi razziali, qualunque tipo di discriminazione. Suonano convinte, forse perché più volte ribadite negli ultimi giorni. A proposito di passato, silenzio sulla resistenza, da sinistra lo sottolineano tutti. Infine i diritti, qui Meloni è convincente. "Il centrodestra non limiterà mai le libertà anche su diritti e aborto". Aspettiamo e vediamo.