Il Paese, i giovani, il lavoro, l'ambiente, ma soprattutto il senso della comunità. Sergio Mattarella avvia a conclusione del discorso che pronuncerà a reti unificate, rivolgendo agli italiani i tradizionali auguri di fine anno. Un discorso - 15 minuti circa - che vedrà delle novità anche nella location rispetto agli anni passati, rispetto al suo studio. Ultime limature a un testo meno politico, ma rivolto alla politica e alla comunità, appunto. Il bene comune è di tutti, aveva ricordato solo pochi giorni fa alle massime autorità e alle istituzioni. Senso della comunità che passa dal rispetto reciproco, il più efficace antidoto all'intolleranza, che passa da una società unita, certamente non attraversata da lacerazioni profonde, perché questo sarebbe il pericolo maggiore. Insieme di fronte alle sfide difficili che il futuro presenta; le sfide dei cambiamenti climatici, quelle industriali, sfide culturali e occupazionali, sfide che in un mondo sempre più globalizzato sarebbe impossibile affrontare divisi o, peggio ancora, lacerati da accuse reciproche. Un appello alla coesione nazionale, alla necessità di fare gruppo, ora più che mai. Un appello ai cittadini che riprende quello rivolto ai partiti. La rincorsa alla rissa continua provoca uno stallo nel progresso del Paese, causa una ferita che espone l'Italia alle intemperie finanziarie, commerciali, diplomatiche e internazionali. Fattori che appaiono astratti, ma che invece hanno un immediato riscontro nella vita reale, quella che tocca direttamente il quotidiano, perché riguarda la possibilità o meno di avere una politica di lungo respiro sulle tasse, sul debito pubblico, sull'energia, sul clima e soprattutto sul lavoro, la vera emergenza, insieme a quella forzata emigrazione dei giovani italiani. Temi che riguardano, appunto, l'organizzazione del fisco e con essa quell'evasione fiscale che mangia i diritti dei giusti, la gestione dei rapporti diplomatici e dei flussi migratori, con la polveriera Libia al di là del Mediterraneo. Non solo buoni sentimenti, che pure contraddistinguono da sempre l'italianità: anche diversità di vedute, aveva detto, citando Moro, giorni fa, perché lo scontro e le divisioni non possono far dimenticare la comune accettazione delle ragioni del rispetto e del dialogo. Affrontare quindi con speranza e fiducia i problemi, il messaggio rivolto a tutti, senza negarne le difficoltà, piuttosto indicando una rotta: quella indispensabile coesione.