Lo sguardo è inevitabilmente rivolto alle incognite dei mesi che verranno, a quelle sfide difficili come le ha definite più volte nell'ultimo mese e non solo Sergio Mattarella. Dal messaggio di fine anno alle reazioni e ai commenti che ne sono seguiti sul piano politico sindacale, sociale e imprenditoriale emerge, appare evidente, l'attenzione posta alle puntuali questioni messe sul tavolo dal capo dello Stato. Come nel caso del giudizio sull'intelligenza artificiale su cui era già intervenuto parlando alle alte cariche istituzionali ricordandone potenzialità e rischi. È tornando sul tema nel messaggio di auguri al pontefice in occasione della giornata mondiale della pace, la condivisione è bipartisan, dalle parole della premier Meloni che ha subito chiamato il capo dello Stato per esprimergli apprezzamento e con lei dei vice Salvini e Tajani. Allo stesso modo i presidenti di Senato e Camera La Russa e Fontana. Ogni schieramento certo sottolinea un passaggio o ne evidenzia un altro, dalla Lega che rimarca la censura alla tendenza a diffondere falsità contro chi viene considerato avversario e addirittura nemico fino al plauso dei 5 Stelle sulla cultura della pace che è realismo e non buonismo e del PD sulla difesa della Costituzione. Un discorso quella di Mattarella preoccupato ma improntato alla fiducia, rivolto ai cittadini con tanti richiami alla vita di tutti i giorni, i valori, la pace, la libertà, l'uguaglianza, la dignità sul lavoro, il sostegno ai giovani e allo studio. Valori come il no alla violenza, la lotta alla violenza contro le donne. "L'amore non è egoismo, dominio, malinteso orgoglio. L'amore, quello vero, è ben più che rispetto." Tempi di angoscia da affrontare insieme perché il senso della Repubblica è l'unità e uniti siamo più forti ricorda il Presidente, e l'unità si accresce non con la rassegnazione e l'indifferenza ma con la partecipazione e la cultura del confronto.