Il mio impegno è per i giovani, per gli studenti, per garantire migliori condizioni di accesso all'università, più diritto allo studio, più opportunità. È per i giovani ricercatori, perché l'università oggi è una università troppo vecchia, che ha bisogno di nuove energie. Troppi nostri giovani vanno all'estero, noi abbiamo la necessità di avere una università più giovane e anche più internazionale. Un impegno che viene dal sud, ma che non si ferma alla promozione dell'università e della ricerca al sud. No, ma il sistema universitario è un sistema nazionale, è una grande infrastruttura che unifica il Paese, forma la nuova classe dirigente, aiuta l’economia, sviluppa una coscienza critica dei cittadini. Quindi noi dobbiamo pensare all'università come una grande realtà nazionale, con tante specificità, ma senza dimenticare nessuno, e aiutando il sistema crescere in maniera integrata. In che mondo aiutare i giovani a inserirsi maggiormente nell’ambito della ricerca in Italia? Ma io credo che ci vogliono sforzo straordinario sull'accesso, sulle posizioni di ricercatore in maniera regolare, in maniera tale che ognuno, ogni persona meritevole sa di avere un'opportunità. Questo è mancato per tanto tempo e quindi credo che questo deve essere un impegno che noi dobbiamo avere nei confronti proprio dei giovani e del mondo della ricerca in generale. I giovani hanno bisogno oggi di stabilità, l’università, lei ha parlato di università vecchia. Ecco, queste due cose, diciamo, sono legate tra di loro? Ma certo, io penso che l'età media dei docenti e dei ricercatori in Italia è tra le più alte in Europa. Noi dobbiamo garantire accesso. In questa maniera daremo opportunità ai ragazzi, daremo più energia alla nostra università, saremo più competitivi. Aiuteremo il Paese a crescere di più.