Morte Furio Colombo, Giornalista con la passione per la politica

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6 giorni fa

Aveva una compostezza sabauda anche se era torinese d'adozione. Nato a Chatillon in Val d'Aosta il primo gennaio del 1931 Furio Colombo sotto quell'allure da intellettuale custodiva la radicalità dei principi coltivati in 94 anni di vita. Giornalista di razza, polemista colto e penna affilata aveva una passione per gli Stati Uniti dove aveva vissuto per anni anche in vesti di uomo Fiat a New York. Dopo anni in RAI era volato in America dov'era stato corrispondente per l'allora giornale degli Agnelli La Stampa. Stimato dall'avvocato Colombo era stato anche professore alla Columbia University e da liberal keynesiano aveva segnalato la nascita di una destra religiosa americana che spesso faceva proseliti via etere, da telepredicatori dell'America profonda la cosiddetta cintura di Dio che ha prima gonfiato le vele di George Busj Jr e ora quelle trumpiane. Sua l'ultima intervista a Pier Paolo Pasolini nel 1975 poche ore prima del suo assassinio dal titolo profetico: "Siamo tutti in pericolo." Parallelamente al giornalismo la sua passione civile ha trovato sbocco nella politica e coincide con l'avversione per il berlusconismo. Viene eletto una prima volta tra le file dell'Ulivo nel 1996 e a lui si deve l'istituzione della Giornata della Memoria che si celebra il 27 gennaio per ricordare la Shoah degli ebrei. Nel 2001, in coincidenza con il ritorno a Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi, viene chiamato a dirigere l'Unità che proprio del Cavaliere ne aveva fatto oggetto dei suoi titoli gridati contro i rischi illiberali del berlusconismo. Tra i fondatori del Fatto Quotidiano, con Marco Travaglio e Antonio Padellaro, ha poi chiuso la sua carriera da editorialista sulle colonne di Repubblica sempre con la penna acuminata nel taschino.