Avvocato, politico per passione e milanista d'indole, ho fatto il Ministro e il Governatore. Così si raccontava sul suo profilo Twitter Roberto Maroni. Al Liceo Classico di Varese frequentava Democrazia Proletaria e girava in eskimo, poi l'incontro con Umberto Bossi, l'inizio di una grande storia, di una grandissima amicizia. Con il Senatur condivide la nascita della Lega Lombarda, è il 1982. Sette anni dopo, i due danno vita alla Lega Nord. Bossi è il segretario politico, Maroni si occupa dell'organizzazione e anche della parte finanziaria, sborsando di tasca propria i soldi per il nuovo partito. Anni di grande passione, di grandi battaglie, di grandi successi. La Lega cresce anno dopo anno e Maroni è ormai un leader. Viene eletto deputato alla Camera nel 1992, due anni dopo è Ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio nel primo Governo Berlusconi. L'esperienza dura otto mesi, prima che Bossi faccia esplodere il famoso ribaltone. Maroni la prende male, non condivide una scelta che definisce incomprensibile e dannosa per la Lega. Si oppone così alla sfiducia e questa volta è Bossi a non gradire. Tra i due scende, per la prima volta, il gelo. L'ex Ministro è nell'occhio del ciclone, buona parte del Carroccio lo vorrebbe fuori dal partito e lui ci resta, a lungo. Ma Bossi perdona l'amico, il rapporto viene ricucito. Il 2001 è un anno importante per Maroni, importante ma anche doloroso. Diventa Ministro del Lavoro nel secondo Governo Berlusconi. Si è da poco insediato, quando riceve una lettera del giuslavorista Marco Biagi, suo collaboratore al Ministero, che lamenta una non adeguata protezione per minacce telefoniche anonime. Maroni scrive al Prefetto per sollecitare un suo intervento in termini di sicurezza, la nota rimanere lettera morta e Marco Biagi viene ucciso dalle nuove Brigate Rosse. Nel 2008, torna a ricoprire l'incarico di Ministro dell'Interno. Nel 2012, viene eletto segretario federale della Lega Nord. Un anno dopo, annuncia le dimissioni per potersi dedicare a tempo pieno alla guida della Regione Lombardia. Ci rimane cinque anni. Anni attraversati da molti importanti progetti e diverse inchieste giudiziarie. Nel 2018 comunica al partito, un po' a sorpresa, la volontà di non ricandidarsi. È tempo di riposarsi, di stare con la sua famiglia, nella sua Lozza alle porte di Varese, ad ascoltare musica, quella musica che è stata parte fondamentale della sua vita, prima giovanissimo a Radio Varese, poi tastierista del Distretto 51, band varesina di Rhythm 'n Blues e Soul. Negli ultimi tempi, avrà certo pensato alle parole della regina del Soul, Aretha Franklin: ogni compleanno è un regalo, ogni giorno è un dono.