C'è il sì all'impianto complessivo della manovra ma ci sono anche delle cose che non vanno. L'atteso giudizio della Commissione sulla legge di bilancio italiana arriva poche ore prima del debutto della Premier al Consiglio Europeo. L'impostazione, all'insegna della prudenza con i saldi focalizzati sulla riduzione del debito, vengono promossi. Ma c'è un però, e sono le variabili legate alle cose non fatte e a provvedimenti in controtendenza alle raccomandazioni comunitarie che potrebbero ancora cambiare questi saldi. A Bruxelles ciò che non è chiaro, per esempio, sono le scelte sulle pensioni ma anche quelle sul fisco, con una legge delega che non ha ancora trovato la strada definitiva. Ci sono poi gli impegni per contrastare l'evasione fiscale, che prevedono un rafforzamento dei pagamenti elettronici e non una loro limitazione. "L'opinione della Commissione è un'opinione complessivamente positiva, con alcuni rilievi critici. Complessivamente positiva perché nell'insieme, nei saldi, la legge, la proposta di legge rispetta quelle che erano le raccomandazioni del Consiglio Europeo nel mese di luglio: in sostanza, di tenere sotto controllo la spesa corrente". Giorgia Meloni guarda il lato positivo e si dice particolarmente soddisfatta. Il giudizio conferma la bontà del lavoro del Governo italiano e la solidità della manovra economica e ribadisce la visione di sviluppo e crescita che la orienta. Non è invece soddisfatta del lavoro fatto a Bruxelles sull'energia. Ritardi, rinvii e quel tetto al prezzo del gas, chiesto a gran voce dall'Italia, che ancora non trova forma. "E quindi io credo che si dimostri, ancora una volta, una certa miopia nelle grandi scelte che si potrebbero fare e che, alla prova dei fatti, non si riescono a fare". Il Premier ribadisce il bisogno di essere più incisivi anche sui migranti, lavorando con i Paesi di partenza per fermare i flussi. Ma nel suo primo Consiglio rischia di essere l'Italia ad essere messa sotto accusa. I nordici puntano il dito contro i movimenti secondari e la nostra capacità di fermare le partenze di chi, in Italia in attesa di essere ricollocato, si sposta in altri Paesi europei.























