Il Papa e il Presidente, due grandi vecchi che, in un'epoca con pochi riferimenti sanno invece esserlo anche per le giovani generazioni. Incontro privato di mezz'ora, faccia a faccia in Vaticano prima di entrare insieme nella sala Clementina, dove Mattarella ha ricevuto da Bergoglio il premio Paolo VI che gli è stato conferito dall'omonimo istituto di Brescia. "Avverto in altra misura l'onore di ricevere il premio a lui intitolato e non posso nascondere la commozione per averlo ricevuto dalle mani del Santo Padre. Grazie Santità". Poi Francesco fa un ampio discorso sulla politica, ricorda Piersanti, fratello del Presidente che è stato ucciso dalla mafia e la strage di Capaci e cita le parole di Paolo VI: "La politica è la più alta forma di carità". Oggi invece che responsabilità e servizio, segnala Bergoglio, spesso ci si serve dell'autorità anziché servire attraverso l'autorità. "Le sono lieto, Signor Presidente, di farmi strumento di riconoscenza a nome di quanti giovani meno giovani, vedano in lei un maestro, un maestro semplice e soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio di responsabilità". E il Papa ha ricordato che il sogno di Paolo VI era che la politica edificasse comunità solidali, sogno, dice Francesco, che si scontrò con vari incubi diventati realtà, come la terribile vicenda di Aldo Moro. Un riferimento non casuale, non solo Monsignor Montini, all'epoca assistente della branca universitaria dell'Azione Cattolica, ma anche Aldo Moro frequentava la casa del giovanissimo Sergio Mattarella perché il padre di Mattarella è stato uno dei fondatori della Democrazia Cristiana e Sergio, insieme al fratello Piersanti, da giovane giocava insieme ai figli di Aldo Moro e di Alcide De Gasperi. Una pagina della storia italiana.