Le sofferenze e i conflitti, i tempi di grande difficoltà in cui sembra prevalere la logica del più forte, in cui la dignità dei popoli è spesso calpestata: è soprattutto sul drammatico contesto internazionale che si è incentrato il colloquio privato tra Sergio Mattarella e Papa Leone XIV. Una visita ufficiale, quella del Pontefice all'Italia, al Quirinale, segno di grande attenzione, arrivata non a caso in tempi molto ravvicinati dalle elezioni al Soglio Pontificio. Terzo incontro tra i due, dopo quello a San Pietro in occasione della Messa di insediamento, era il 18/05, e l'udienza in Vaticano, lo scorso 06/06, in mezzo numerosi scambi di messaggi, un feeling, un rapporto privilegiato apparso fin da subito umano e di contenuti. La pace innanzitutto e le martoriate terre di Gaza e di Ucraina in cima ai pensieri e alle preoccupazioni dei due Capi di Stato accompagnati dalle delegazioni governative, che poi parallelamente hanno svolto i colloqui ufficiali. Circa 30 minuti di faccia a faccia, un momento poi di raccoglimento, quindi discorsi ufficiali, clima, temi sociali, inclusione, solidarietà e immigrazione, oltre che i rapporti bilaterali, gli eccellenti e imprescindibili legami tra Italia e Santa Sede, ricorda Mattarella. È sugli accordi di pace che però si sofferma il Presidente. "Oggi c'è una scintilla di speranza, come Vostra Santità ha rimarcato, che va sostenuta con convinzione. La liberazione degli ostaggi rimasti in vita è di grande valore". Unica condizione per una pace e una sicurezza duratura era e resta quella della soluzione dei due popoli, due Stati. "Una pace, come Ella ha sottolineato, che comincia da ognuno di noi. Per questo è così essenziale disarmare gli animi e disarmare le parole. In questo una responsabilità specifica spetta ai decisori politici e a quanti influenzano la pubblica opinione". Tema che si lega a quanto accade oggi nelle nostre comunità. Non bisogna arrendersi a una prospettiva di una società dominata da oligarchi o da privilegiati, in base al censo, alla spregiudicatezza, all'indifferenza. Non è mancato infine il ricordo indelebile, dice Mattarella, di Papa Francesco. .























