In un dibattito da anni simile a se stesso si torna ancora a parlare di patrimoniale, se tassare il patrimonio è una delle strade indicate per un riequilibrio nella distribuzione della ricchezza negli anni il numero di paesi che hanno un'imposta patrimoniale si è ridotto notevolmente, sia per la difficoltà di applicazione che per il rischio di fuga di capitali. Secondo la Tax Foundation Europe, a tassare il patrimonio complessivo sono solo tre paesi, Spagna, Norvegia e Svizzera, mentre Francia, Italia, Paesi Bassi e Belgio impongono imposte sul patrimonio su specifiche classi di attività. In Spagna anche questa imposizione è progressiva dallo 0,16% al 3,5% su patrimoni superiori a 700mila Euro. I residenti sono tassati sui beni ovunque nel mondo. Dal 2022 è in vigore anche un'imposta patrimoniale di solidarietà per patrimoni oltre i 3milioni di Euro, per entrate che nel 2023 sono stati pari a 3,1 miliardi di Euro pari allo 0,6 percento del totale. La Norvegia applica un'imposta sul patrimonio netto dell'1% sul patrimonio individuale sopra i 145mila Euro e fino a 1,71 milioni di Euro. Oltre questa soglia l'aliquota sale all'1,1% traendo entrate fiscali per l'1,5% pari a 2,7 miliardi di Euro. Patrimoniale presente anche in Svizzera con soglie di esenzioni relativamente basse. Nel 2025 a Zurigo l'imposta scatta da 85mila Euro per i singoli e 170mila Euro per le famiglie. Il tutto sempre nel 2023 ha portato nelle casse svizzere 9,5 miliardi di Euro, pari al 4,3% del gettito fiscale, passando ai paesi che prevedono imposte solo per quanto riguarda determinati beni, la Francia nel 2018 ha sostituito quella sul patrimonio netto, con un'altra sul patrimonio immobiliare che viene tassato se superiore a 1,3 milioni di Euro. Dal 2021, il Belgio applica un'imposta di solidarietà pari allo 0,15% sui conti titoli, con un valore medio di un milione di Euro, mentre nei Paesi Bassi il governo punta a stabilire un nuovo sistema basato sui rendimenti effettivi entro il 2028. .























