Un partito molto nervoso. Il clima tra maggioranza renziana e sinistra PD è in peggioramento nelle ore che precedono la direzione democratica, passaggio fondamentale per il partito e, forse, per la legislatura. La sinistra si riunisce a Firenze. Ci sono i possibili avversari di Renzi per la segreteria che verrà, Enrico Rossi e Michele Emiliano. Speranza no, ma manda una lettera. Vogliono tutti, nell’ordine, le dimissioni di Renzi, una stagione congressuale lunga che rinnovi profondamente la linea politica, primarie per il nuovo segretario. Nel frattempo, senza fretta, una nuova legge elettorale ed elezioni a scadenza naturale, nel 2018. “Per me, la linea retta è fare un regolare congresso dando, sì, le dimissioni per consentire l’elezione di una segreteria di garanzia, dando i tempi necessari”. Il concetto di segreteria di garanzia non piace affatto all’attuale segreteria. Le parole del Vice Renzi, Lorenzo Guerini, sono aspre: “Ogni giorno si pone un nuovo ostacolo”, scrive la minoranza. “Deve smetterla con l’aspirazione al logoramento di Renzi. Se si anticipa il congresso, lo si fa davvero senza formule fantasiose”. Si intende “senza perdere tempo”, perché vanno bene dimissioni e congresso, ma l’obiettivo restano le elezioni anticipate a giugno o, al massimo, a settembre. Ad ascoltare l’opinione prevalente, si direbbe che Renzi domani rassegnerà le dimissioni, intenzione che, però, l’ufficio stampa del Nazareno non conferma e che da sola non basterebbe a riaprire una stagione unitaria. Tenere insieme il PD è una scommessa difficile. La direzione dirà se è ancora un obiettivo per il segretario e per i suoi avversari.