La giornata si annunciava intensa e forse convulsa, quanto o più delle 24-48 ore precedenti. I fatti, gli accadimenti lo hanno confermato: tra notizie e indiscrezioni, spesso altalenanti, tra chi immaginava l'epilogo dell'esperienza dell'attuale esecutivo e chi, vedi Lega di Governo, parlava di tempi supplementari. I tempi supplementari si sa, seguono un pareggio, un confronto, una sintesi; il punto di mediazione è stato forse trovato fin dal primo tempo, di una partita che si è giocata soprattutto tra Palazzo Chigi ed il Quirinale. Nel pomeriggio, un colloquio di quasi un'ora definito informale e senza decisioni, che arrivava ed era un segnale allarmante per chi nella maggioranza tifava per il proseguo del Governo Draghi, subito dopo praticamente contestuale al voto di fiducia in Senato. Quello atteso da tutti e dal premier in primis. Poi, la riflessione, l'attesa, la pausa, il Consiglio dei Ministri slittato, le voci e le fughe di notizie, dimissioni subito dopo rassegnate nelle mani del Capo dello Stato, in un nuovo colloquio più ufficiale: il secondo tempo appunto, di 40 minuti al Colle. Dimissioni respinte e invito, si legge nel comunicato della Presidenza della Repubblica, a presentarsi davanti al Parlamento per comunicare e valutare la situazione nella sede propria. Quanto accaduto, cioè nella seduta del Senato sul decreto aiuti che ha fatto venir meno le condizioni ed il rapporto politico tra Capo dell'esecutivo e maggioranza, ma non la fiducia numerica, che invece, si fa notare c'era e c'è. Di qui, la necessità di una verifica politica e parlamentare, ma anche il tentativo di evitare un salto nel buio in una fase che il Presidente Mattarella ha sempre lasciato intendere come delicata, tra l'autunno difficile e alle porte, la recrudescenza della pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica e soprattutto, quanto più a cuore del Presidente, le difficoltà delle famiglie tra inflazione caro bollette.