La presentazione del rapporto Svimez per il 2023 fa registrare la conferma di qualcosa di noto, e cioè le differenze significative a livello di economia, prezzi, salari, fra il Nord e il Sud del Paese, ma anche una notizia buona nelle dinamiche post-Covid, dice il Direttore Generale Luca Bianchi. Il Sud ha agganciato il resto del Paese e mostra tutto il suo grosso potenziale di sviluppo. La stima Svimez sul PIL italiano è di un +1,1% nel 2023, con una crescita nel Mezzogiorno dello 0,9%, soli tre decimi di punto percentuale in meno rispetto al Centro-Nord, +1,2%. Dal rapporto emergono altri dati che destano attenzione, come la perdita netta dal 2001 al 2021 di circa 300mila laureati al Sud, specie quelli con competenze scientifiche-tecnologiche. E il tema dei salari, se a livello Nazionale rispetto al pre-pandemia la contrazione è del 7,5%, la perdita di potere di acquisto nel Meridione è invece dell'8,4%. Del resto in Italia circa 3 milioni di lavoratori percepiscono una retribuzione oraria inferiore ai €9 lordi, e un milione sono al Sud. Il Ministro per le Politiche di Coesione, il PNRR, Fitto, evidenzia l'importanza di una rimodulazione del piano e annuncia la volontà di collaborazione del Governo, fra l'altro con Svimez parte ora un protocollo d'intesa. E assicura che in 2-3 mesi si potrà avere un quadro organico di riferimento per avviare una fase di attuazione completa. Secondo i dati del rapporto, se bene utilizzate le risorse del PNRR fino al 2027, potrebbero avere un impatto cumulato sul PIL italiano di 5,1 punti, che diventano 8,5 per il Sud e 4,1 nel Centro-Nord. Evidente, quindi, sottolinea il Presidente Svimez, l'importanza anche trainante del Meridione. "Il Sud è potenzialmente l'altro motore italiano da mettere in moto. Perché l'Italia, senza Mezzogiorno, è a scartamento ridotto, c'è poco da fare. Non fosse altro perché il Sud è un enorme mercato che si sta impoverendo, e il Nord è il primo mercato per il Nord e il Sud.