“Su diversi punti, c'è ormai ampio consenso, ma non sottovalutiamo le difficoltà che rimangono”, ammette il Presidente del Consiglio europeo Michel, al termine della videoconferenza in cui 27 leader hanno discusso di Recovery Fund. Se i Paesi dell'est non sembrano più grosso ostacolo, restano invece i distinguo dei cosiddetti frugali: Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, a cui si aggiunge anche la Finlandia. È lo stesso Michel a elencare le questioni aperte: ammontare del fondo, rapporto tra sussidi e prestiti, criteri di ripartizione, condizionalità e controlli. “I leader sono tutti d'accordo su una risposta ambiziosa e su un'intesa entro la pausa estiva”, dice Ursula von der Leyen, artefice della proposta da 750 miliardi e sulla necessità di accelerare, si esprimono in molti, da Conte a Merkel, da Macron a Sánchez. L'olandese Rutte, però, frena: “Non abbiamo nessuna fretta, ci concentriamo sui contenuti – dichiara – chi avrà i fondi dovrà piuttosto usarli per mettere in ordine a casa propria”. Le riforme, insomma, sono condizione essenziale per i frugali, ma Rutte avrebbe espresso interesse per il piano presentato dal premier Conte, mentre l'austriaco Kurz, ribadisce che eventuali sussidi devono essere soggetti a controllo. Posizioni che svelano anche molta tattica negoziale, visto che insieme al Recovery Fund, c'è da trattare sul bilancio europeo per i prossimi 7 anni e gli stessi frugali hanno i propri interessi da portare avanti. A favore della proposta von der Leyen, si schiera, invece, l'Europarlamento. Per noi, quella è una base di partenza, non si può tornare indietro, lo abbiamo detto molte volte ormai. Ora, tocca al Presidente Michel tirare le fila e presentare, nei prossimi giorni, una bozza di compromesso. Poi, sarà convocato un vertice a metà luglio, dove i leader si incontreranno in persona e l'obiettivo è quello di chiudere l'accordo.