La nuova bozza c'è ed è stata consegnata ai partiti, il recovery plan cresce e si adatta alle richieste arrivate dalle forze politiche di maggioranza in attesa del via libera del Consiglio dei ministri e del successivo passaggio parlamentare, ma anche di un confronto con forze sociali ed enti locali. Un piatto più ricco, aumentano gli investimenti che arrivano al 70 %, mentre calano al 21 gli incentivi, da risolvere ancora però il tema della governance che resta una questione aperta. Vediamo nel dettaglio, confermata la cancellazione del capitolo Fondazione sulla Cyber Security, in totale si registra una crescita corposa dei fondi destinati alla sanità, un aumento di quelli per le infrastrutture e un taglio per la transizione verde. La nuova bozza del piano nazionale di ripresa e resilienza prevede 47 linee di intervento. Complessivamente si arriva oltre 222 miliardi grazie all'utilizzo dei fondi europei di coesione e del quadro finanziario pluriennale 2021 2027. La sanità, innanzitutto, con uno stanziamento che passa da 9 a quasi 20 miliardi, pari al 9% del totale, cultura e turismo vedranno una assegnazione non più di 3, ma di 8 miliardi. La digitalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione avranno poco più di 11 miliardi, al sistema produttivo nel suo complesso, tra innovazione e fondo di garanzia, banda larga, transizione 4.0 andranno più di 26 miliardi. In tutto poi la cosiddetta rivoluzione verde, la transizione ecologica beneficerà di quasi 70 miliardi. Uno dei capitoli riguarda ad esempio l'efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici, più di 30 miliardi, così come la tutela e la valorizzazione del territorio, 14 miliardi e mezzo. E ancora il capitolo da oltre 30 miliardi infrastrutture, all'alta velocità e alla manutenzione stradale toccheranno in particolare 28,3 miliardi. Istruzione e ricerca quasi 28 miliardi, si va dal potenziamento della didattica, 16,7 miliardi, alla ricerca e impresa, più di 11 miliardi. Infine il capitolo cosiddetto inclusione e coesione che riguarda innanzitutto le politiche per il lavoro, 12,6 miliardi. E così le infrastrutture sociali, famiglie e terzo settore, più di 10 miliardi. Bisognerà infine capire, dopo i passaggi parlamentari di confronto sociale, se l'Europa approverà i ritocchi c'è tempo fino al 30 aprile. L'obiettivo, però, resta quello di arrivare a consegnare i progetti già a marzo.