Il primo passo, il più difficile, è stato fatto. Sono state infatti raccolte le 500 mila firma necessarie per dare vita al referendum sulla cittadinanza. Grazie alla piattaforma digitale e alla spinta della società civile, il quesito presentato il 6 settembre, ha raggiunto la soglia necessaria. Con una impennata furiosa negli ultimi giorni. Il ritmo è stato di 10 mila firme ogni ora. Tanto che il sistema digitale è andato più volte in tilt. Un risultato non scontato. Ma per il quale il tempo è tutto. Perché ora le firme potranno essere depositate entro il 30 di settembre, termine ultimo per poter far votare il quesito sulla cittadinanza la prossima primavera. Ci sono però altri passi da fare. La Cassazione controllerà la regolarità delle firme e entro metà dicembre procederà al vaglio di legittimità formale del quesito. Se il verdetto sarà positivo, il 10 febbraio sarà la Consulta a pronunciarsi sulla ammissibilità sostanziale del quesito a norma di Costituzione. Se arriverà anche lì il semaforo verde, il referendum potrà essere indetto in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025. Sarà un vero e proprio showdown su un tema che divide gli schieramenti. Nella maggioranza, nessuno sosterrà il Sì al referendum, stando alle posizioni manifestate in questi giorni. Anche Forza Italia, pure sensibile al tema, ha una sua proposta molto diversa da quella che andrà al voto. Tra le opposizioni gran parte dei partiti sostengono il Sì al referendum, da +Europa a Verdi e Sinistra, dal PD a Italia Viva. Più articolata la posizione del MoVimento 5 Stelle. Conte non ha firmato, ma ci sono state alcune adesioni personali. Anche Calenda non lo ha sostenuto, spiegando di puntare a una riforma diversa della legge sulla cittadinanza.