Il 12 giugno gli italiani che entreranno nella cabina elettorale, oltre alla scheda per le elezioni amministrative nelle città in cui si vota, troveranno i cinque quesiti referendari relativi alla riforma della Giustizia promossi dalla Lega e dai Radicali. La consultazione popolare riguarda l'abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la cosiddetta Legge Severino, e l'obiettivo è cancellare le norme che prevedono la sospensione degli amministratori locali a seguito di condanne non definitive per gravi reati. La limitazione delle misure cautelari: carcerazione preventiva, arresti domiciliari, divieto di dimora. La separazione delle funzioni dei magistrati tra i ruoli giudicanti e requirenti cancellando le possibilità di passare da una funzione all'altra durante la carriera. L'eliminazione delle liste dei presentatori per le elezioni dei togati del Consiglio Superiore della Magistratura. Infine il quesito sul diritto di voto nei consigli giudiziari. Per provare a raggiungere il quorum il Presidente del Comitato per il Sì, Carlo Nordio, ha lanciato un appello al voto. Se gli italiani sono contenti di come stia funzionando oggi la Magistratura possono disinteressarsi del referendum ma se invece pensano che serva cambiare è il momento di dare un forte messaggio costruttivo. Il Comitato per il No invece sostiene che i referendum non vanno a migliorare i diritti e la domanda di giustizia ma esprimono una diffidenza nei confronti della Magistratura e del controllo della legalità.