La premessa è doverosa per i tempi di approvazione di una legge, la volontà politica è decisiva. Basti pensare ai decreti, a provvedimenti fortemente voluti nelle passate legislature, come il lodo Alfano, o imposti dagli eventi, come il “Salva Italia” di Monti, per mettere al riparo il Paese dalla speculazione, approvati entrambi in meno di venti giorni; o, all’opposto, pensiamo alla riforma della prescrizione, presentata il 28 febbraio 2014, approvata alla Camera il 24 marzo 2015 e ancora ferma in Senato. La volontà politica conta, dunque, ma poi ci sono i tempi tecnici e quelli, anche con molte forzature, non possono essere aggirati. I numeri raccontano meglio. Oggi perché una legge sia approvata occorrono in media 237 giorni, un periodo che si accorcia sensibilmente e scende a 172 giorni per le proposte del Governo. Sale, invece, per le leggi di iniziativa parlamentare, che hanno una media di 504 giorni. Il ruolo dell’Esecutivo è fondamentale anche se si guarda ai dieci disegni di legge approvati in minor tempo. Sono tutti di iniziativa governativa, così come sono tutti di iniziativa parlamentare, anche non tenendo conto delle proposte che non ce l’hanno mai fatta a diventare legge, i dieci provvedimenti adottati più lentamente. Ci sono poi alcune leggi che, per loro natura, richiedono più tempo. Accade per le ratifiche dei trattati internazionali, approvati con una media di 251 giorni. Ci sono, al contrario, provvedimenti che viaggiano sempre in modo celere, come la legge di bilancio, che impiega in media 52 giorni.























