La norma era servita, nei mesi più difficili del Covid, a evitare che gli studi medici si affollassero di pazienti. Ed era piaciuta sia ai camici bianchi sia agli assistiti. Perché la misura non solo riduceva il rischio di contagio ma rendeva più comoda e rapida la gestione della burocrazia medica. Parliamo di numeri importanti: l'anno scorso, per capirci, nel nostro Paese è stato prodotto più di mezzo miliardo di ricette. Ora, il 31 di dicembre, scade l'ordinanza che consente di ricevere la prescrizione via email o sms. E i medici italiani avevano lanciato un appello al Ministro della Salute Schillaci per evitare un ritorno al passato. Appello a cui il Governo ha risposto inserendo nel milleproroghe lo slittamento dei termini fino alla fine del 2023, un altro anno insomma. La ricetta elettronica esiste dal 2011 ma solo con la pandemia era stato tolto l'obbligo di passare dallo studio medico per ritirare il promemoria cartaceo su foglio bianco. Da due anni e mezzo, lo sappiamo tutti, un semplice codice inviato via mail o sms consente di ricevere una medicina in farmacia o di fare un esame diagnostico. Questo è possibile grazie a un'ordinanza del marzo del 2020 che era già stata prorogata fino, appunto alla fine del 2022. Da qui l'appello al Ministro Schillaci a cui i medici, in verità, chiedono di rendere strutturale la gestione a distanza visti i buoni risultati ottenuti, anche perché va nella direzione di togliere lavoro inutile ai camici bianchi, che, sottolineano i loro rappresentanti sindacali, non solo sono meno di quanti sarebbero necessari in Italia ma sono oberati di burocrazia, il che li allontana dalle attività clinica e di ascolto dei pazienti.