Elezione sì, ma di secondo grado. A parte quelli di nomina presidenziale, 95 dei 100 componenti del Senato disegnato dalla riforma saranno, infatti, scelti dai Consigli regionali con sistema proporzionale. Nel dettaglio, 74 saranno consiglieri, mentre 21 saranno i sindaci dei rispettivi territori, uno per Regione e per Provincia autonoma. Il nuovo articolo 57 riconosce, comunque, un ruolo ai cittadini quando prevede che i senatori siano eletti in conformità alle scelte espresse per i candidati consiglieri. Quanto peseranno in concreto le indicazioni dei cittadini si capirà solo una volta approvata la nuova legge elettorale per il Senato. In ogni caso, i senatori durano in carica finché sono sindaci o consiglieri regionali. I sindaci, poi, decadono se si sciolgono i Consigli regionali, anche se il loro mandato alla guida di un Comune non è ancora finito. È interessante vedere come vengono ripartiti i seggi tra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Detto che ciascuna esprimerà un solo sindaco, i consiglieri senatori saranno proporzionali agli abitanti con un minimo garantito di due senatori complessivi, fino ai 14 della Lombardia. Le Regioni che guadagnano più peso con la riforma sono quelle piccole: il Trentino Alto Adige va dal 2,27 per cento dei seggi al 4,22; la Valle d’Aosta sale dallo 0,32 al 2,11; il Molise dallo 0,65 al 2,11. Tra le Regioni che, al contrario, perdono più peso, la Lombardia passa dal 15,86 per cento dei seggi elettivi al 14,74; l’Emilia-Romagna dal 7,12 al 6,32; la Sicilia dall’8,09 al 7,37. Da notare, infine, che con la riforma basteranno 18 anni per votare ed essere eletti. Ora, invece, ne servono 25 per votare e 40 per candidarsi a Palazzo Madama.























