Venti minuti di Consiglio dei Ministri e un applauso alla fine, per celebrare l'ok al disegno di legge costituzionale per riformare la giustizia e separare le carriere dei magistrati. Un progetto presente nei piani dei partiti al governo fin dalla campagna elettorale e che ora inizierà il suo percorso in Parlamento. La maggioranza lo celebra come un successo e nega si tratti di un attacco alla magistratura. Lo fa tra gli altri la Presidente del Consiglio. "Non considero i magistrati dei nemici", dice Meloni, "anzi, con la separazione delle carriere si valorizzerà la terzietà dei giudici e si romperà il meccanismo delle correnti". "È una riforma giusta, necessaria, storica e si aggiunge alle altre riforme che questo governo ha già varato come la riforma del fisco, la riforma istituzionale. Continueremo così perché in questa nazione le cose che non funzionano bene vanno cambiate". D'accordo, chiaramente, anche il Ministro della Giustizia Nordio che cita il caso Palamara come esempio di mala gestione del CSM e delle correnti. E assicura: "la magistratura è e resterà indipendente da qualsiasi interferenza del potere esecutivo". Un punto su cui si scatenano le critiche soprattutto dei magistrati, che però, dice Nordio, devono accettare che la volontà popolare espressa con le elezioni sia sacra. L'Associazione Nazionale Magistrati parla di una sconfitta per la giustizia, una riforma ambigua che dà più potere alla maggioranza politica di turno e annuncia un possibile sciopero. "Il rischio è una maggiore presenza della politica all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura che questo certamente non è la premessa per rafforzare le autonomie e l'indipendenza dell'ordine giudiziario". Critiche anche le opposizioni con il PD che parla di un prezzo pagato da Meloni a Forza Italia, scambiando la giustizia con premierato e autonomia. Mentre Giuseppe Conte, intervistato da Sky Tg24, definisce scandaloso che la maggioranza metta la mordacchia alla magistratura. Una riforma, dice, che parte con il piede sbagliato.