Il disegno di legge costituzionale uscito dalla Camera a gennaio è ora in aula al Senato col numero 1353 è parte della più ampia riforma della giustizia pensata dal governo Meloni e riguarda nello specifico, la separazione delle carriere dei magistrati fra coloro che si occupano di indagini, i PM e quindi magistratura requirente e coloro che invece devono giudicare, magistratura appunto giudicante, con relativa divisione in due dell'attuale CSM, l'organo di autogoverno della magistratura. Attualmente, dopo la riforma Cartabia del 2022 è già molto limitata la possibilità di cambiare campo, visto che il magistrato può farlo una sola volta entro 10 anni dalla prima assegnazione e deve anche cambiare sede. Con questa riforma arriverebbe comunque l'addio definitivo alle cosiddette porte girevoli, di cui per decenni si è dibattuto, perché nella scelta della sua carriera il magistrato fin dall'inizio dovrà optare per una strada, scegliendo quindi una funzione nella quale dovrà restare. Dei due CSM, entrambi presieduti dal Capo dello Stato, sarebbero membri di diritto, il primo presidente della Corte di Cassazione, magistratura giudicante, e il procuratore generale della Corte di Cassazione, magistratura requirente, con gli altri componenti che sarebbero estratti a sorte per un terzo da un elenco di professori e avvocati, compilato dal Parlamento in seduta comune, per i restanti due terzi, tra i magistrati giudicanti in un caso e tra quelli requirenti nell'altro. Tra le prerogative dei CSM resterebbero assunzioni, assegnazione, trasferimenti, valutazioni di professionalità e conferimenti di funzioni, ma non ci sarebbe più la giurisdizione disciplinare che verrebbe affidata per tutti i magistrati ordinari, ad un'alta corte istituita ex novo dalla riforma, le cui sentenze sarebbero impugnabili davanti alla stessa alta corte che giudicherebbe in composizione diversa rispetto a quella del giudizio di prima istanza. .