Quella che il Parlamento sta discutendo è una riforma della giustizia già cambiata rispetto a quella pensata dal ministro Cartabia. Cosa inevitabile viste le diverse visioni dei partiti di maggioranza, ognuno ha dovuto cedere qualcosa per arrivare all'attuale stato dell'arte, per altro ancora in discussione. Vediamo: Capitolo porte girevoli, cioè la possibilità per un magistrato di entrare in politica e poi tornare a fare il magistrato. La riforma mette un argine a questa pratica stabilendo che chi sceglie la politica e svolge incarichi elettivi o di governo non può tornare a vestire la toga. Chi invece assume incarichi apicali, il Capo di Gabinetto per esempio, dopo un periodo di congelamento può rientrare. Fuori ruolo poi si può restare massimo 7 anni e non più 10. La riforma del sistema elettorale per il CSM viene considerata una delle chiavi per il cambio di rotta rispetto al problema delle fazioni e delle correnti nell'organo di autogoverno della magistratura. Centrodestra e Italia Viva miravano a un sistema basato sul sorteggio. La mediazione trovata è quella di un sorteggio delle corti d'appello per andare a formare i collegi elettorali. Il sistema resta maggioritario binominale, con un correttivo proporzionale. A Italia Viva non basta, ha annunciato il suo no. Infine la separazione delle carriere fra PM e giudice. L'ultima versione della Riforma Cartabia prevede la possibilità di cambiare funzione da requirente a giudicante solo una volta nella carriera. La scelta si può fare nell'arco temporale dei primi 10 anni. Tutto questo però vale solo per il penale, il limite non ci sarebbe nel settore civile. Azione, con l'ex ministro Costa, è riuscita a introdurre anche un fascicolo per la valutazione dei magistrati e questo, come in generale tutta la riforma, è fonte di critiche e proteste da parte delle toghe, che hanno anche paventato un prossimo sciopero.