Incassato il via libera in Consiglio dei Ministri, resta tutt'altro che scontato l'iter che la riforma del processo penale seguirà in Parlamento. Il calendario è la prima incognita, essendo i tempi una variabile non di poco conto, guardando sia all'Europa e al Recovery Plan che all'imminente semestre bianco in cui l'Italia entrerà a inizio agosto. E mentre nelle ultime ore si fa strada l'ipotesi di un'apertura del Partito Democratico a possibili modifiche, il bivio davanti al Presidente del Consiglio Mario Draghi appare chiaro: scegliere se porre la fiducia così da blindare il testo ai tempi dell'approvazione in Parlamento prima del semestre bianco, quando non sarà più possibile minacciare lo scioglimento delle Camere oppure lasciare spazio a possibili modifiche, aprendo però potenzialmente una contesa che potrebbe far finire il testo in una sorta di limbo. Tra i punti più contestati della riforma c'è la da sempre divisiva prescrizione. Il MoVimento 5 Stelle con il suo Presidente in pectore Giuseppe Conte resta arroccato sulle sue posizioni in difesa della riforma voluta dall'ex Guardasigilli Bonafede. Non accetteremo, dicono, che vengano introdotte soglie di impunità. Intanto i Deputati pentastellati si preparano a fare ostruzionismo puntando a rimandare la data di consegna dei subemendamenti. Il leader del Partito Democratico Enrico Letta, dal canto suo, cerca la mediazione sulla riforma della Giustizia, aprendo da una parte a possibili aggiustamenti nel passaggio parlamentare, ma a patto di non stravolgerne l'impianto, di rispettare i tempi stretti chiesti dal Governo e che a guidare il confronto sia la Ministra Cartabia. Intanto si leva anche la voce dell'Associazione Nazionale Magistrati, con il suo Presidente Giuseppe Santalucia che lancia un'allerta: con i tempi previsti dalla riforma Cartabia per appello e Cassazione rischiano di saltare 150.000 processi.