E ora, senza più poter rimandare, mano alle riforme, con partenza imminente, tempi strettissimi e ritmo serrato, quasi forsennato, da tenere. Un tormentone da quasi vent'anni in Italia, un faldone da aggredire ora in 20 mesi, quanti ne mancano alla fine della legislatura che deve trasformare questo Godot in misure concrete. Dopo i primi 100 giorni a Palazzo Chigi il Premier Draghi può cominciare a mettere una spunta sui tre fronti più urgenti: l'accelerazione del piano vaccinale, le misure emergenziali per l'economia col secondo Decreto Sostegni in arrivo e l'impostazione del PNRR e aprire il super-dossier delle riforme con un cronoprogramma ben delineato e consultabile sul sito del Governo. Si comincia già entro fine maggio, due settimane per due tasselli preliminari, come la Governance nel Recovery Plan ossia la struttura che gestirà i Fondi Europei da qui al 26 e che ruoterà attorno al MEF e le semplificazioni amministrative, necessarie per mettere in pista i progetti finanziati dal Recovery. Poi, entro giugno, tocca alla concorrenza e entro luglio alla Legge Delega sulla Riforma Fiscale. Ossia una materia talmente ampia e complicata che il Parlamento fissa solo le linee guida e delega il Governo a scrivere le specifiche norme di dettaglio. Entro i prossimi 100 giorni, insomma entro l'estate, si punta poi, usando lo stesso strumento, a far almeno partire le due riforme più mastodontiche, che necessitano di più tempo, quelle della Giustizia, sia Civile che Penale. C'è da abbattere i tempi biblici di processi infiniti. Una mole di lavoro immane tra tempi stretti, spinte politiche contrastanti, acuite dalla tornata di nomine pubbliche all'orizzonte, si parte con Cassa Depositi e Prestiti e Ferrovie e una spada di Damocle di metallo sonante, i soldi del Recovery Plan, condizionati al raggiungimento degli obiettivi.