Guerra, aumento dei prezzi, inflazione, perdita del potere d'acquisto, salari. In questo circolo vizioso, per ora senza fine, si infiamma il dibattito sul salario minimo dopo la Direttiva Europea. Contro una legge ad hoc si schierano i Ministri Giorgetti e Brunetta. Per il responsabile della funzione pubblica l'Europa non impone nulla, ma invita i Paesi a potenziare la contrattazione collettiva. Il Ministro dello Sviluppo Economico parla di rischio distorsioni. "Laddove esistono, e esistono, delle situazioni che devono essere sanate il salario minimo probabilmente è anche una risposta, in qualche modo, opportuna. Ma attenzione a non creare distorsioni che potrebbero essere addirittura controproducenti per gli stessi lavoratori". Il Presidente della Camera Fico ricorda che il Parlamento ha un anno per legiferare. E il garante dei 5 Stelle Grillo che così si ridà dignità al lavoro. Serve una legge, insiste il leader della CGIL. "È una direttiva importante perché dice in esplicito che in Europa c'è un problema di salari da tutelare e sistemi contrattuali da rafforzare, di contrattazione collettiva. A questo punto il problema diventa come lo recepiamo in modo intelligente nel nostro Paese". Temi emersi anche nell'annuale assemblea di Confcommercio. Un settore, quello terziario, stretto tra crescita dei costi, dall'energia alle materie prime, e la debolezza dei consumi che secondo le stime della categoria torneranno ai livelli pre pandemia soltanto a fine 2023. "Hanno lasciato sul campo della pandemia 930.000 unità di lavoro rispetto al 2019 e ciò minaccia la capacità di ripresa dell'intero Paese. Perché se non riparte il terziario non riparte l'Italia". Confcommercio conferma, inoltre, la spaccatura dell'Italia: il PIL pro capite al Sud è la metà del Nord.























