Salvini attacca i giudici schierati contro il governo

06 giu 2019
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Lo scontro stavolta è con le toghe. Matteo Salvini va all'attacco di quelle sentenze che, a suo dire, stanno picconando la politica del Governo in materia di sicurezza. Nel mirino i giudici che si sono occupati di immigrazione e in particolare le decisioni, prese dai Tribunali di Bologna e Firenze, sulle cosiddette “zone rosse” e sull'iscrizione all'anagrafe di alcuni cittadini stranieri. I giudici in questione sono accusati da Salvini di aver espresso pubblicamente le loro opinioni contrarie alla linea del Governo. Il Viminale ha, quindi, tracciato alcuni profili di giudici ostili. Lo scontro è serrato. Una parte della Magistratura si muove per chiedere che siano tutelati i colleghi contro cui si è espresso il Ministro dell'Interno. La Presidente della Corte d'appello di Firenze arriva a parlare di linciaggio dei giudici. “Nessuna minaccia, nessun dossier, nessuno linciaggio - risponde il Vicepremier - ho solo intenzione di usare tutti gli strumenti previsti dall'ordinamento per sapere se è normale che i giudici pubblicamente schierati contro la politica del Governo abbiano giudicato in cause che coinvolgono il Viminale”. Non solo, Salvini è intervenuto anche sul modo di elezione dei membri del CSM. “E' chiaro che è urgente una riforma dei criteri di nomina ed elezione” ha dichiarato, sconfinando in una materia di stretta competenza del Ministero della Giustizia. Ed è proprio il titolare del Ministero di via Arenula che risponde al Vicepremier: “Non mi risulta che troppi giudici facciano politica. Mi risulta che ci sia la stragrande maggioranza, così come, tra l'altro, ha sottolineato anche il titolare del Viminale, che lavorano ogni giorno e portano avanti la macchina della giustizia con grande fatica. Tutti dobbiamo cominciare a lavorare su una riforma, assolutamente, del Consiglio Superiore della Magistratura. Però parliamo...” “Dobbiamo riflettere anche, perché tra l'altro era scritto anche nel contratto di Governo, sulla possibilità di intervenire sul sistema elettorale”.

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