Mentre Conte tratta, Salvini tratteggia il futuro del Governo, con poche, ma mirate, parole. L'aut aut arriva a mezzo stampa: o si abbassano le tasse o lascio, dice il Vicepremier, che chiede almeno 10 miliardi da impegnare su questo tema. Il Movimento 5 Stelle non apprezza l'uscita, e fa sapere che, se la Lega sta cercando una scusa per far saltare il banco, è meglio che lo dica subito agli italiani, anche perché, sentendo Conte, Di Maio e Salvini, tutti sono d'accordo con il taglio delle tasse, ma la semplice enunciazione di un principio diventa motivo di scontro quando si fanno i conti con la realtà dei conti, la necessità di trovare risorse e l'incertezza su quale strada seguire per rendere quel principio azione politica vera e propria. Per evitare lo stillicidio di polemiche, Salvini lancia un sasso nello stagno della maggioranza sulla manovra: “Fosse per me la farei entro la fine dell'estate. Cosa fatta, capo a), almeno gli italiani, i lavoratori, gli imprenditori italiani, hanno il quadro...” “Così poi si va a votare?” “Ancora con questo voto. No, non voglio andare a votare. Abbiamo appena votato. Lasciamo tranquilla la gente per un po' di tempo”. E sulla trattativa con l'Europa mette Conte su un binario stretto: “Conte è lì a trattare su un binario indicato dal Parlamento. Siamo ancora una Repubblica parlamentare, quindi il Parlamento ti dà gli indirizzi e tu li vai a trattare. Evidentemente evitare l'infrazione è obiettivo di tutti, mi auguro, non a ogni costo”. Luigi Di Maio risponde così: “I prossimi giorni saranno importanti per le trattative con Bruxelles, e dobbiamo essere una squadra. Non dobbiamo pensare ogni giorno a cosa scrivere sul giornale domani mattina o quale intervista rilasciare. Qui serve un lavoro di squadra per riuscire a ottenere un risultato, che è quello di scongiurare la procedura d'infrazione e ottenere i margini per abbassare le tasse a fine anno”. Intanto l'opposizione attacca: la promessa del taglio sulle tasse è come quella sulle accise. L'unica cosa che si taglia, dice il PD, sono i servizi agli italiani. “Ormai il Governo non sa più che cosa inventarsi. L'ultima trovata è chiedere un miliardo di euro a Cassa Depositi e Prestiti, cioè il salvadanaio dei risparmi postali degli italiani. È una cosa inaccettabile; prima sfasciano i conti pubblici e poi chiedono soldi ai risparmiatori. Serve una politica diversa, serve serietà”. Mercoledì, intanto, verrà varato l'assestamento di bilancio. Il Governo è alla ricerca di circa 7 miliardi, la cifra che serve per accontentare Bruxelles ed evitare la procedura di infrazione. Il tempo stringe. La caccia è aperta.