Tanta cautela e una rinnovata fiducia nei giudici guidano i passi felpati di Matteo Salvini sul caso Navalny. Il giorno dopo la manifestazione a Roma, il leader della Lega che in piazza è stata contestata per le sue presunte posizioni filoputignane, ribadisce il suo pensiero: difficilmente riesco a sapere cosa succede in Italia, come posso giudicare cosa è successo dall'altra parte del mondo? Capisco la posizione della moglie di Navalny, bisogna fare chiarezza, sottolinea, me la fanno i medici, i giudici non la facciamo noi. Noi, continua il segretario leghista, eravamo in piazza per chiedere chiarezza e la fine di tutti i conflitti aperti. Tutte le fesserie sui legami con la Russia sono state archiviate, i giudici hanno detto che non esiste nulla. Parole queste che fanno saltare sulla sedia il leader di Azione, Carlo Calenda, che ha organizzato la manifestazione a Roma in memoria dell'oppositore di Putin, Navalny. Calenda chiedi direttamente a Salvini di confermare che l'accordo con Russia Unita è stato disdettato e ha promesso di verificare, ad uno ad uno, i legami che hanno con la Russia gli imprenditori che finanziano la Lega. Polemiche, insomma, che offuscano le immagini di una manifestazione a Roma in ricordo di Navalny, in difesa della libertà di espressione e di dissenso, dei valori democratici dell'Europa, dei veri pilastri della nostra democrazia che sull'ovale del Campidoglio hanno visto unirsi, in maniera trasversale, tutte le forze parlamentari e sociali. Almeno per una sera.