Tanta cautela e una rinnovata fiducia nei giudici guidano, ora, i passi felpati di Matteo Salvini sul caso Navalny. Il giorno dopo la manifestazione a Roma, il leader della Lega che in piazza è stata contestata per le presunte posizioni filoputiniane, ribadisce il suo pensiero: capisco la posizione della moglie di Navalny, bisogna fare chiarezza, sottolinea, ma la fanno i medici, i giudici russi non la facciamo noi. Parole che vengono duramente commentate dall'Europa. Il portavoce della commissione Peter Stano: "Posso solo dire che la posizione dell'UE sulla politica estera e quindi anche sulla morte o l'uccisione di Navalny è stata oggetto di una dichiarazione di tutti i 27 Stati membri, e questo vuol dire che è una posizione sottoscritta anche dall'Italia. E nella dichiarazione c'è scritto che l'Unione Europea è indignata per la morte dell'oppositore politico russo Alexei Navalny, per la quale la responsabilità ultima ricade sul Presidente Putin e le autorità russe. Non consideriamo ora l'inchiesta su cosa ha causato direttamente la morte". Pure senza citarlo, sembra lontanissimo dalla tesi salviniana il suo alleato al governo e ministro degli Esteri Antonio Tajani. La Russia non tollera nessun vero elemento di democrazia, ha scandito il ministro, Navalny di fatto è stato ucciso dal sistema. E quel sistema è pericoloso per l'Europa. Le dichiarazioni di Salvini hanno fatto saltare sulla sedia anche leader di Azione, Calenda, che ha organizzato la manifestazione a Roma in memoria di Navalny. Calenda chiede direttamente a Salvini di confermare che l'accordo con Russia Unita non è stato rinnovato. Se non produrrà le carte, dice, presenteremo una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Promettendo anche di verificare ad uno ad uno i legami che hanno con la Russia gli imprenditori che finanziano la Lega. Polemiche, dunque, che offuscano già le immagini di una manifestazione, a Roma, in ricordo del dissidente russo. Tanta gente in difesa della libertà di espressione e di disastro, dei valori democratici dell'Europa. Dei veri pilastri della nostra democrazia che sull'ovale del Campidoglio hanno visto unirsi, in maniera trasversale, tutte le forze parlamentari e sociali. Almeno per una sera.