Per risolvere il rompicapo della Sardegna nel centrodestra rischia di innescarsi un valzer delle candidature nelle regioni chiamate al voto. Proprio quello che gli azionisti della coalizione sembrano voler scongiurare per difendere i propri governatori uscenti o quelli in rampa di lancio. Nei giorni in cui i partiti sono chiamati a presentare i simboli elettorali e a poco più di un mese dal voto sardo fissato per il 25 febbraio, i leader non hanno ancora trovato un'intesa per uscire dall'impasse. Nelle prossime ore si ritroveranno attorno al tavolo del Consiglio dei Ministri e forse sarà anche l'occasione per cercare una soluzione ai due candidati sardi in corsa, il governatore uscente Christian Solinas sostenuto dalla Lega e Paolo Truzzu scelto da Fratelli d'Italia. Matteo Salvini, che ha riunito il consiglio federale, ha ribadito che il centrodestra unito è un valore in Italia e non solo. Per noi la compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani non vuole rimettere in discussione tutte le candidature a cominciare dall'azzurro Vito Bardi, presidente uscente della Basilicata. In Sardegna noi non abbiamo da proporre un candidato, difendiamo e confermiamo la fiducia, afferma Tajani, ai nostri governatori in Basilicata e Piemonte. Unità del centrodestra che va difesa in tutte le competizioni elettorali. "Io non credo ci sia nessuna lite, è interesse di tutti che alle europee i partiti che governano il Paese, di centrodestra, abbiano dei buoni risultati". In Sardegna anche il campo largo del centrosinistra ha una spina nel fianco che rischia di confezionare un assist al centrodestra. "C'è Soru, c'è Renato Soru, che in questo momento è strumento consapevole o inconsapevole della destra, è il più forte alleato della destra in questo momento". In vista delle elezioni per l'europarlamento, in attesa che Giorgia Meloni sciolga la riserva sulla sua candidatura, nel PD il dibattito sull'opportunità della corsa di Elly Schlein è acceso, dopo la bocciatura di Romano Prodi che ha parlato delle pluricandidature come di un vulnus per la democrazia.