Subito un decreto taglia liste d'attesa con fondi che dovrebbero essere intorno ai 300 milioni. E a fianco un disegno di legge con coperture economiche da definire con più calma. È questo lo schema, il compromesso tra i ministeri della salute e dell'economia che apre le porte del Consiglio dei Ministri ad un provvedimento fortemente voluto da Giorgia Meloni. Il decreto, infatti, interviene sul tallone d'Achille della sanità pubblica: le liste d'attesa. Per questo viene previsto che gli ambulatori rimangano aperti anche il sabato e la domenica, con la possibilità anche di prolungare l'orario. La bozza prevede che se le cure non saranno erogati in ospedale nei tempi previsti, ad esempio entro 72 ore per le più urgenti come una TAC, le ASL dovranno garantire al cittadino una sorta di taglia fila, assicurando la prestazione nei tempi previsti, in intramoenia o attraverso il privato accreditato con tariffe concordate. Viene poi inserito nel decreto l'obbligo di creare un Cup Unico Regionale, inoltre il monitoraggio sulle liste d'attesa viene affidato all'Agenas. Previsto anche l'abbattimento del tetto di spesa per l'assunzione del personale, era fermo al 10%, salirà al 15%, ha assicurato il ministro Schillaci. Nel disegno di legge, invece, confluiscono tutte le misure su cui ancora bisogna trovare le coperture economiche, come la flat tax al 15% sugli straordinari del personale, oggi al 43%, o l'aumento della tariffa oraria, 100 euro per gli specialisti ambulatoriali. Sempre nel disegno di legge previsti i premi e le sanzioni per i manager delle ASL in base a come gestiranno le liste d'attesa. L'aumento delle tariffe orarie del 20% per il personale che dovrà prestare servizi aggiuntivi contro le file, con una tassazione ridotta al 15% e 100 milioni di euro per avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per recuperare le liste di attesa.























