Come un arbitro che scontenta entrambe le squadre. Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, finisce al centro degli attacchi incrociati di industriali e sindacati, sulla questione dello sblocco dei licenziamenti. L'antefatto: lo stop stabilito d'urgenza dal Governo Conte, nel febbraio 2020, contro la crisi da pandemia, scade per un gran numero di imprese il 30 giugno. Solo per terziario e imprese più piccole, vale fino a fine ottobre. E nelle ultime settimane si discute su una possibile proroga, favorevoli i sindacati, contrarie le imprese. Il fatto: nel Decreto Sostegni Bis, che arriva in Consiglio dei Ministri il 20 maggio, spunta una norma che proroga il blocco dei licenziamenti, nella grande industria fino a fine agosto, per le imprese che chiedono la Cassa Covid entro il 30 giugno. A sorpresa, perché nelle bozze che circolano nei giorni precedenti, della materia non c'è traccia. Il Ministro del Welfare, Orlando, avrebbe portato la norma in CDM, senza prima discuterne negli incontri di quei giorni con le parti sociali. Conseguenze: Confindustria attacca, nel metodo e nel merito. Domenica, Il Sole 24 Ore, quotidiano di Viale dell'Astronomia, apre con un titolo davvero esplicito: "L'inganno di Orlando". L'associazione guidata da Bonomi, parla di una norma mai discussa in riunioni ufficiali, di cui nessuno sapeva nulla fino all'annuncio e ne chiede la cancellazione. Dall'altro lato, i sindacati la giudicano insufficiente e battono per un rinvio più corposo, fino al 31 ottobre. Si spacca anche la maggioranza, quasi sulle stesse posizioni, col centrodestra che attacca Orlando e i DEM che lo difendono. Il Ministero del Lavoro smentisce la ricostruzione: la norma è stata discussa e approvata all'unanimità dal Consiglio, si dice. Nell'attesa della pubblicazione del testo ufficiale del Decreto, al Premier Draghi la difficile mediazione.