Da quanto è rimasto orfano della maggioranza di unità nazionale, il dimissionario Mario Draghi ha poteri limitati perché può sbrigare solo gli affari correnti. Ma l'ultimo scorcio di questa legislatura è fitto di scadenze, prima che il rompete le righe elettorale, costringa il Presidente del Consiglio ad uscire da Palazzo Chigi. E anche il timing dei partiti è compresso: devono depositare i simboli al Ministero dell'Interno, tra il 12 e il 14 agosto; il 21 e il 22 agosto dovranno essere presentate le liste elettorali. Prima del gong, che metterà fine ad una delle legislature più complicate degli ultimi anni, molti provvedimenti devono essere approvati dalle Camere. Entro il 6 agosto, il Governo dovrebbe emanare il nuovo decreto aiuti che mette sul piatto circa 10 miliardi per aiutare famiglie ed imprese. Anche sul fronte Covid, l'esecutivo deve mettere a punto il piano per accelerare la somministrazione della quarta dose agli over 60. C'è poi il target da non fallire per ricevere la tranche da 19 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, per essere incassata, deve raggiungere 55 obiettivi entro la fine del 2022. Un tassello importante è il DDL concorrenza da cui è stata stralciata la questione dei taxi che aveva spaccato la maggioranza. Poi, per questo provvedimento, andranno approvati i decreti attuativi, così come quelli per la riforma della Giustizia e la modifica del codice degli appalti: passaggi necessari per il PNRR. Subito dopo la chiusura delle urne, bisognerà mettere in cantiere la legge di bilancio con l'approvazione della nota di aggiornamento al documento di Economia e Finanza, che aggiorna il quadro macroeconomico. La manovra, il 15 ottobre, va trasmessa alla Commissione Europea, ed entro il 31 dicembre, va approvata, altrimenti scatta l'esercizio provvisorio. Un complicato intreccio di scadenze che l'attuale Governo potrà gestire fino ad un certo punto, per poi passare la mano al nuovo esecutivo.























