È un atto di natura politica, nonché un atto amministrativo abnorme. Faremo immediatamente una richiesta di accesso agli atti e successivamente impugneremo la decisione davanti al Tar del Lazio, è un atto contro la città e i cittadini casertani tutti. Non usa mezzi termini il sindaco di Caserta Carlo Marino, che commenta così la decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere per infiltrazioni camorristiche il comune del capoluogo di provincia campano. Un'inchiesta che nasce dalla segnalazione dell'allora Prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo, quando in un dossier parlò dei problemi giudiziari che avevano coinvolto nel giugno 2024 esponenti della giunta Marino e i dirigenti del Comune, accusati di avere concorso ad affidare appalti comunali in cambio di favori, soldi e voti a diversi imprenditori, alcuni dei quali ritenuti vicini al clan camorristico Belforte di Marcianise. Il sindaco azzerò la giunta, ma l'indagine arrivata alla commissione d'accesso ha portato alla decisione attuale dello scioglimento, ma non è l'unica vicenda che coinvolge il comune. Lo stesso Marino è già coinvolto in altri processi, un primo al Tribunale di Santa Maria Capuavetere insieme ad altri ex dirigenti e dipendenti comunali per un'altra vicenda del 2021 di appalti di rifiuti truccati, in cui è coinvolto un imprenditore ritenuto un colletto bianco della camorra e un altro in corso da anni sul parcheggio interrato di via San Carlo, che secondo la Dda di Napoli sarebbe stato costruito da un'azienda riconducibile al clan guidato da Michele Zagaria. L'ultimo procedimento penale nell'autunno scorso, quando la commissione d'accesso era già insediata e la Procura di Santa Maria Capuavetere ha indagato sugli appalti comunali per il verde pubblico. Ma Caserta non è l'unico comune che è finito nell'atto del Consiglio dei Ministri. Altri tre comuni, Aprilia nel Lazio, Badolato e Casabona, in Calabria sono stati sciolti. .